Quarto episodio di dedicato a: al maestro di portage.
Questa volta siamo andati a Rovereto, mi chiama un’amico e mi lancia l’idea di andare a fare il giro del Pasubio Carega e dello Zugna in mountain bike, è un giro mitico e veramente faticoso, non si può rinunciare, l’idea è troppo invitante, si parte. Con noi ci sono due ragazzi di Roma che non conosco, ma ok più siamo e meglio è. Vengono prenotati i rifugi e contattiamo un local che conosciamo, appuntamento a Rovereto. Purtroppo il traffico ci rallenta di almeno due ore e così partiamo per il giro con 40 gradi in pieno pomeriggio, destinazione rifugio Lancia, la nostra prima tappa. Lungo la strada i due romani ci abbandonano e si fanno trasportare in macchina fino al Lancia, per loro i 1600 metri di dislivello a “freddo” sono stati troppo pesanti, arriviamo al rifugio scortati dal nostro amico, gli altri sono già docciati, noi ci sistemiamo in camera e andiamo a cena. La sera si cerca una strada alternativa per evitare un po di salita, gli altri due non se la sentono di fare i 2500 metri del giorno dopo, andiamo a dormire e la sveglia arriva sicuramente troppo presto. Partiamo e dopo poco la strada sale e si smette di pedalare e si spinge, iniziamo bene. Arrivati in quota ci aspetta uno spettacolare single trak lungo e interamente pedalabile, che panorami da quassù, non c’ero mai stato, per fortuna che siamo venuti. Arriviamo al rifugio Papa, e iniziamo a scendere, prima su strada bianca e poi su sentiero, il fresco della quota se ne sta andando rapidamente, sostituito dall’afa. Ora si risale verso cima Carega, è caldo e la fatica si fa sentire, la marcia è lenta e arriviamo al rifugio Battisti tardi, dobbiamo sbrigarci la nostra meta è lontana. Beviamo qualcosa e ripartiamo, decidiamo di fare un taglio all’itinerario previsto per aiutare uno dei due nostri ospiti capitolini che era molto stanco. Eviteremo molti chilometri di strada e circa 300 metri di dislivello, ma comunque dobbiamo fare almeno 600 metri di dislivello con la bici sulle spalle, si parte il portage ci aspetta. Arriviamo in cima al passo stanchi ma il panorama ripaga la fatica fatta, parto per primo in discesa mi segue il mi amico Fabio e dei due romani non c’è traccia, arriviamo al rifugio Scalorbi e quando riprendiamo la salita per cima Carega vediamo i due che imboccano la discesa, eravamo d’accordo che se non avessero ritenuto di fare il Carega oggi sarebbero rimasti a dormire allo Scalorbi, sarà così. Noi saliamo, e ci aspettano altri 500 metri d+ per arrivare al rifugio Fraccaroli. La strada sarebbe anche pedalabile se non fossimo così stanchi, ma non questa volta, pedaliamo poco, ma spingiamo molto e carichiamo anche la bici in spalla. Alle sette d sera arriviamo alla meta di giornata, da quassù il panorama è da restare senza fiato, si veda la pianura Padana, il Garda e le Dolomiti, ma questi sono anche luoghi di estrema sofferenza, ci sono ancora le trincee della grande guerra a ricordarci la follia umana. Ceniamo e dopo un po andiamo a letto, l’ indomani aspettiamo il resto della squadra, che arriva verso le nove, foto di rito e via di corsa, ci aspetta una lunga discesa fino a Rovereto, però dopo un po di strada , la discesa si trasforma magicamente in salita, e si pedala al 20%. Poi si carica in spalla la mountain bike per arrivare a cima Zugna, anche qui si pedala sui sentieri costruiti per le trincee della guerra, la follia umana unita all’ingegneria, che sensazioni, che spettacolo e che tristezza. Oramai dalla vetta ci aspetta solo discesa, s’inizia con carrareccia, proseguiamo su sentiero sempre più tecnico, fino a diventare quasi free ride , ma che divertimento mai fatto un sentiero così. Almeno tre chilometri di sassi, gradoni e scogli in sequenza da superare, le nostre mountain bike sono messe a dura prova e anche la nostra resistenza fisica. Alla fine arriviamo alla strada asfaltata, i due amici ci aspetteranno qui, io e fabio pedaliamo i cinque chilometri che ci separano da Rovereto e ritorniamo con la macchina, breve spuntino, carichiamo tutto e via di corsa per ritornare a casa. Almeno questa volta il traffico è scarso e il viaggio scorre bene, ritornando abbiamo ricordato i momenti di questa avventura, il giro è stato duro, anche di più, ma bello direi da rifare.