Terzo capitolo di dedicato a: maestro di portage. In questa occasione si gira sull’Altopiano dello Sciliar, partenza da Fiè risalita meccanizzata fino all’altopiano e poi si va. Pedaliamo con la splendida cornice del Sassopiatto e Sassolungo, che ci fanno compagnia per tutto il trasferimento sull’altopiano, giungiamo così al passo Duron e iniziamo a salire sul serio. Ora la salita si fa impegnativa e lo Sciliar non risparmia fatica e panorami mozzafiato, che posto! Un paio di anni fa eravamo venuti in questa parte di Dolomiti, ma da lontano questa piccola catena montuosa che ora sto scalando, non mi era sembrata così aspra e allo stesso tempo imperiosa. E’ un mix di roccia rossastra e prati verdi, poi cambia all’improvviso, roccia grigia e ghiaioni, poi cambia ancora pareti e guglie, meraviglia della natura, natura che in questi luoghi da il meglio di se e noi piccoli esseri che scaliamo queste montagne, come non rimanere incantati. Non penso alla fatica e con la mountain bike in spalla arrivo al termine della salita, si apre di fronte a me un bell’altipiano erboso che mi chiama, ed io non lo faccio aspettare, si parte per una lunga ma non ripida discesa, che però finisce e si riprende a salire. Rifugio Bolzano, è al mia meta e si intravede da lontano, a volte mi chiedo chi è stato così coraggioso da costruire un rifugio di queste dimensioni quassù. Questi sono stati anche luoghi di aspre battaglie della grande guerra, vedo di fronte a me passare le scene di dolore e tristezza, isolamento e freddo, che follia. Ma adesso è ora di scendere, e da quanto ne so il sentiero che mi accingo a percorrere, dovrebbe essere uno di quelli che non si dimenticano facilmente. Inizio la discesa, veloce su prato erboso, poi un sentiero tutto curve e traverse in legno, bello e panoramico con alcuni punti tecnici. Poi inizia il bosco, e all’improvviso iniziano le famose passerelle in legno di cui avevo letto, se il sentiero era tosto, queste lo sono ancora di più, ma che bello però. Si percorrono queste passerelle all’interno di una stretta e alta gola rocciosa, sono state costruite dai contadini che portavano il bestiame al pascolo, passano sopra il fiume e sono incastrate nella roccia. Anche questa un’opera titanica, ma fatta dall’uomo senza mezzi meccanici, incredibile. Ora devio dal sentiero per imboccarne un’altro che mi riporterà verso Fiè, anche questo è tecnico, stretto, veloce, trialistico, non ho più aggettivi, ma spettacolare. Arrivo così al laghetto di Fiè, li ci sono molti turisti che si stanno rilassando, io imbocco l’ultimo single trak e arrivo all’asfalto, ora è tempo che mi rilassi un po anche io, alla prossima.