Fosso di Paterno

Ho percorso molte volte questo giro, mai l’ho trovato in condizioni così pessime. E’ un single trak molto divertente, ma non si può andare se è molto piovuto. In questa pazza primavera abbiamo deciso di andare a Paterno per monte Alto. Siamo in tre bikers e non ci lasciamo sfuggire una delle discese più divertenti e tecniche della zona. Saliamo a monte Alto per un lungo single che è interamente pedalabile, ma è duro veramente, ci sono un paio di rampe che tolgono il fiato. Oggi con noi c’è un ragazzo che conosciamo da anni ma non eravamo mai usciti in mountain bike insieme, essendo un ex crossista non abbiamo timore di fargli percorrere il fosso di Paterno. Dopo la salita si inizia a scendere prima su un prato erboso e poi ci infiliamo nel fosso. La strada è tranquilla, finché non arriviamo al toboga che è pieno d’acqua, poco male dico io, dopo dovrebbe essere meglio. Mai parole furono più sbagliate, si apre davanti a noi un fiume in piena che ha anche scavato il fosso più di quello che è solitamente. Senza paura ci infiliamo dentro, ma oggi non si sta quasi in sella e alcuni punti scendiamo e trasportiamo la bici a mano, ma è questo il vero senso di libertà della bici e noi con le scarpe piene d’acqua ci divertiamo come bambini. Così si arriva al paese di Paterno e dulcis in fundo adesso ci aspetta una bella salita per arrivare ad Attiggio e poi pure cinque kilometri d’asfalto fino a Fabriano. A presto.

video http://youtu.be/_40ZE88JaIM

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Un giro da quattro ore

Come tante persone anche io a volte ho le giornate piene, così se ho l’occasione mi ritaglio uno spazio per andare in mountain bike. Conosco i miei tempi su alcuni giri definiti “classici” e oggi ho deciso di andare a monte Cucco. Il giro della faggeta di Val di Ranco è un itinerario da quattro ore e così salto in bici e parto.

Il tempo è buono, cosa rara in questo maggio molto irlandese e mi godo il caldo di questa primavera. Pedalo verso Melano, un bel paesotto in cima ad un colle e arrivo in un’ora alle pendici del Cucco. Ora mi aspettano i classici nove kilometri di salita su strada bianca, oggi credo che non mi dispiacerà pedalare sotto il sole, anzi mi avvio con calma ma senza perdere tempo. Salgo salgo salgo e arrivo al valico di monte Testagrossa, chissà chi avrà dato il nome a questa cima, a volte me lo chiedo. Ripensandoci alla periferia di Fabriano c’è monte Coccodrillo, è meglio non farsi queste domande. Pedalo, il panorama sul lato sud del Cucco è sempre spettacolare, salendo l’ultimo tratto di strada per Val di Ranco ho anche la visuale sulla valle di Gualdo Tadino. Con il sole e questo verde primaverile ho voglia di fermarmi a guardare il panorama, ma questo è un giro da quattro ore e devo rispettare la tabella di marcia. Entro nella valle, finisce il tratto asfaltato e inizia la faggeta, che bello questo posto, ogni volta che ci vengo mi piace sempre di più, ed è solo a venti kilometri da casa mia. Il sentiero che percorro è un continuo su e giù, non è difficile, ma bisogna stare attenti ci sono dei tratti con molte radici e pietre, però è veramente divertente. Ad un certo punto la pendenza si accentua e si arriva in fondo alla valle del Rio Freddo, da qui si risale a Passo Porraia e giù di nuovo percorrendo una velocissima carrareccia. Anche se siamo passati dall’altro lato di monte Cucco, i panorami rimangono sempre molto belli e purtroppo guardarli a questa velocità è pericoloso, meglio fermarsi e rischiare di meno. Arrivo al borgo di Piaggiasecca, è stato ristrutturato da pochi anni, adesso è veramente bello, continuo a scendere e arrivo all’asfalto. Ci sarebbe una strada bianca da fare, ma è sempre il giro da quattro ore e mestamente mi avvio verso casa su asfalto, passo tutti i paesini della vallata e arrivo sulla statale. Ora non resta che sbrigarmi, con il ricordo in testa di un giro spettacolare ma dai tempi dettati, sembra quasi una gara di enduro, ci mancano solo i controlli.

video http://youtu.be/eiKEK0ndLKs

Una gita a Frasassi

Andare alla gola di Frasassi, è uno dei giri pedalati classici dell’ area intorno a Fabriano. Potrei dire che è anche uno dei più spettacolari, perché si pedala all’interno di una gola calcarea con le pareti alte 400 metri. Per arrivarci, ho scelto di salire a San Cristoforo; è un paesino quasi disabitato ma a me piace molto la sua posizione, arrampicata sulle pareti del monte Valmontagnana.

Scendendo, si arriva a Vallerapara e poco dopo a San Vittore delle Chiuse. San Vittore è un piccolo borgo ma la sua chiesa di epoca romanica è un gioiello dell’architettura e va visitata assolutamente. E’ molto bello anche il ponte romanico sul fiume Sentino, da qui si possono visitare anche le famose Grotte di Frasassi. Sorpassato l’abitato di S. Vittore, mi infilo dentro la gola e come sempre rimango meravigliato dalla bellezza di queste pareti, oggi ho in mente di salire al tempietto del Valadier.

Mi aspetta una breve ma ripidissima rampa che mi farà salire a circa metà delle pareti della gola, fino all’androne naturale dove fu costruito questo tempio. Una volta questo luogo era meta di eremiti che vi si stabilivano in preghiera. Scendendo riprendo a pedalare lungo la gola e inizio a ritornare verso Fabriano, ma c’è il sole e cerco una deviazione che mi permetta di restare fuori una mezzoretta in più. Decido di salire verso il paese di Valmontagnana bassa, mi aspettano altri 4 kilometri di salita, non c’è problema il panorama delle verdi colline mi accompagnerà.

Ora sono in cima al valico e mi godo il panorama, ma all’orizzonte stanno arrivando i nuvoloni neri di un temporale e si vedono anche colonne d’acqua che scendono. Mio malgrado sono costretto a rientrare per evitare un bagno, e mi dirigo verso Fabriano su una velocissima carrareccia. Ho scampato la pioggia, penso, e invece nel pomeriggio non pioverà. Fa niente ho fatto un bel giro, piano piano e in mezzo alla natura anche oggi mi sono divertito e ho rivisitato alcuni dei luoghi più belli della zona.

Salita alle eliche di Fossato di Vico

C’è il sole, si parte per una nuova avventura, percorrere il nuovo sentiero appena aperto da amici. Me ne avevano parlato più volte e ormai la curiosità era tanta che aspettavo l’occasione giusta per andare a pedalarlo per la prima volta. Parto da Fabriano direzione vecchio valico di Fossato, salgo su asfalto, il sole mi scalda è sereno le condizioni sono ottimali per un bel giro in mountain bike.

Arrivo con calma al valico, sono solo oggi e posso scegliere il ritmo di pedalata, inizio a salire verso le eliche. Questa strada è una delle mie preferite perchè  ti fa immergere in mezzo al bosco più verde della zona e ti da un senso di rilassamento totale. Salita e ancora salita ma anche silenzio e prati verdi, arrivo alle eliche inizio a scendere. Mi fermo per indossare le protezioni e riparto alla ricerca dell’inizio del sentiero.

Ricordandomi le indicazioni del Tont ci dovrebbe essere un segno biancorosso dei CAI su una pietra, effettivamente c’è ma non è molto visibile, comunque le indicazioni fornitemi sono precise e ritrovo l’inizio. Dopo pochi metri si scende e si inizia a spingere la bici per scavalcare un fosso e risalire dall’altra parte, mi piace  questo trail, è come intendo io andare in mountain bike, se non c’è un po di spingismo che giro è? Risalito il fossetto si inizia a pedalare, è stretto ma si procede bene, alcuni punti sono veramente stretti e preferisco scendere dalla bici, sono solo e non ho voglia di finire giù per la scarpata. Nel complesso è quasi tutto fattibile e sono nel bel mezzo della natura, veramente bello il bosco di querce.

Si scende e si risale, si scende e si risale, è tutto un susseguirsi di passaggi tecnici e roccette, ci vogliono calma e concentrazione, così arrivo alla fine del sentiero, è passato in fretta evidentemente mi sono divertito e mi sono distaccato per un attimo dal tempo, bello. Arrivo su un tratto di strada che avevo percorso quest’ inverno, adesso mi ricordo, mi fermo per un attimo a fare una foto e a guardarmi un po intorno, mi godo il panorama.

Riprendo la discesa, ora si fila su carrareccia a tutto gas, ci sono dei drop naturali e me li saltello tutti, in men che non si dica sono a Cancelli, la discesa è finita e ho il sorriso delle migliori occasioni e quella sensazione di aver passato una bella mezzoretta distaccato dalla realtà, ma allo stesso tempo immerso nella realtà più pura della natura selvaggia delle montagne marchigiane. Torno a casa con calma, anche oggi un bel giretto.

video  http://youtu.be/plWAgMuwrbU

Eremo di Valdisasso

A smesso di piovere, quale migliore occasione per passare due ore? Un bel giro in mountain bike, si parte. Come sempre senza meta, ma per fare un giro diverso dal solito mentre pedalo mi viene in mente un itinerario. E’ un giro che non faccio spesso, più che altro perché sembra molto lungo e invece ci vogliono poco più di due ore per completarlo. Si parte su asfalto e si pedala per un po’ in falsopiano, finchè non si arriva in località Serradica e s’ inizia a salire decisamente. La strada è larga e scorrevole a parte le recenti piogge che hanno rovinato il fondo, si arriva in cima a monte Rogedano abbastanza freschi per la discesa dell’Eremo. A dire il vero dai prati di Rogedano partono diversi sentieri e tutti molto divertenti ma oggi ho scelto per appunto la discesa dell’Eremo. Indosso le protezioni e monto la telecamera, vedo all’ orizzonte il cielo che si sta coprendo di nuvole minacciose, forse è meglio che mi sbrighi. Inizio la discesa, è scassata e ripida, scendo con calma non ho fretta. Oggi, nonostante la minaccia di pioggia l’aria è calda e si sta bene e pensare che sulle cime delle montagne intorno c’è ancora un po’ di neve. Dopo un bel numero di tornanti arrivo all’ Eremo di Valdisasso, lo stanno ristrutturando per farci un centro congressi, evito ogni commento. Rimane sempre una meraviglia e il luogo dove fu costruito è spettacolare, incastrato com’ è in una gola di roccia. Il cantiere ostruisce la seconda parte della discesa, quella dell’Aula verde di Valleremita, peccato mi toccherà scendere per la strada che porta all’ Eremo. Si fila in discesa e arrivo ben presto all’ abitato di Valleremita, il tempo è sempre più minaccioso e arrivano le prime gocce d’acqua, mi cambio in fretta e parto per Fabriano. Un gran bel giro, posti incantevoli forse un po’ sottovalutato dai ciclisti di Fabriano, ma non da me, spero di poterci ritornare a breve. Magari senza la minaccia di pioggia così posso anche inventare una strada più divertente per il rientro invece del noiosissimo asfalto.

video  http://youtu.be/7mWlqRN1R4E

La neve è andata via

Proprio così, la neve se n’è andata e io prendo subito la strada di Monte Cucco. Vivendo a Fabriano le montagne sono rimaste innevate fino a marzo inoltrato. Ora con l’arrivo della primavera sbocciano i fiori , l’aria si riscalda improvvisamente e appunto la neve va via. Così dopo un intero inverno a girare in mountain bike per le colline si può tornare in montagna. Oggi sono solo ad uscire, ma a me piace a volte andare in solitaria, perché non ho interferenze tra me e la natura che mi circonda, e oggi salendo a Monte Cucco voglio proprio ristabilire questo contatto. Parto, l’avvicinamento è di circa una diecina di kilometri, conosco strade alternative all’ asfalto e in un’oretta sono a Bastia, paesino alle pendici del Cucco. Inizia la salita quella vera è sette km di stradone panoramico che mi porteranno al passo di Monte Testagrossa. Oggi salendo avevo in mente diversi itinerari da seguire, ma poi essendo solo ho deciso di percorrere una strada abbastanza sicura e mi sono diretto verso la valle di Purello. Proseguo facendo dei filmati con la telecamera, che poi monterò una volta ritornato a casa. Tra strade di macchia e single trak arrivo al PassoChiaramonte. Oggi stranamente non ci sono mucche al pascolo, peccato qui sembra di stare sulle Alpi. Spingo la bici per un tratto e poi mi lancio in discesa, seguo una carrareccia e poi m’infilo in un sentiero tra i più belli della zona, è segnato CAI, ma non c’è il numero. Fa niente, continuo la discesa verso  l’Abbazia di San Cassiano, splendida chiesa d’ epoca Romana, e arrivo a fondovalle. Ora mi aspetta un lungo ritorno a Fabriano su asfalto, ma col sorriso stampato. Oggi quaranta kilometri di panorami e aria pura, mi ci voleva dopo un lungo inverno piovoso, è caldo il sole splende, sono stato in mezzo alla natura più selvaggia, niente male. 

http://youtu.be/V2Su7JyHhDc

Marzo pazzerello

Nelle Marche si dice che marzo è pazzerello, infatti siamo passati da una temperatura di 15° C a nevicare. Fortunatamente però, la neve non è caduta sul lato della vallata verso il mare, così siamo potuti uscire in bici. Anche oggi avevamo a disposizione due test bike, non abbiamo certo perso tempo e siamo partiti. Salita a monte Valmontagnana per fare una delle discese più divertenti della zona e quindi tra le più conosciute, ottimo terreno per testare le bici.

Il terreno è in ottime condizioni, e ci si diverte alla grande, anche se le parti in ombra mantengono una temperatura molto bassa per essere le 11 di mattina. Scesi a valle ci scambiamo opinioni sui mezzi e siamo concordi sul fatto che le ruote da 29 pollici ti danno una marcia in più. Ci accingiamo a risalire per la stessa salita del giro “Doppio Predicatore” così da sfruttare un terreno impegnativo e conosciuto. In cima al monte siamo ancora a confrontarci e l’entusiasmo si fa palpabile, queste bici ci piacciono sempre di più. Ora ci aspetta una discesa molto scorrevole che attraverso una pineta ci riporterà a valle alla frazione di Pontechiaradovo.

Il tempo è migliorato e la temperatura si fa gradevole, ci stiamo divertendo e tutto fila liscio, è un bel sabato, non c’è che dire. Iniziamo il lento ritorno verso Fabriano, ma prima un’altra salita “mortale”. Arrivo al paesino di Case Meloni che non ci vedo più dalla stanchezza, ma nonostante tutto sorrido, chissà perché. Ultima discesa della giornata e via a casa, gran giro sei ore di mountain bike, posti incantevoli, e una faticata che mi terrà a riposo due o tre giorni. Ne valeva la pena.

Un giro al contrario

 

Proprio questo è accaduto; abbiamo fatto in bici due classiche discese del Monte Valmontagnana in salita. Appuntamento al giardino di Fabriano per l’appuntamento del sabato mattina, arrivo alle otto e trenta e non c’e nessuno. Strano, di solito  sempre un sacco di gente, così mi reco sotto casa di un amico e lo trovo a dormire. Naturalmente lo tiro giù dal letto e si parte direzione Valmontagnana. La mattina si pedala male appena alzati, ma si sale lo stesso. Lungo la strada troviamo un paio d’occhiali, li raccogliamo per non farli schiacciare dalle auto, ad un certo punto raggiungiamo due ciclisti che facevano la nostra strada. Chiediamo se hanno perso degli occhiali, si sono loro. Quattro parole e li convinciamo a venire con noi, proponendo una discesa per loro inedita. Ci seguono, prima discesa scorrevole e ripida, i due nuovi amici sono più che soddisfatti, anzi li vedo carichi al punto giusto che non mi faccio problemi a proporre quello che avevamo in mente. La discesa di San Cristoforo, si ma al contrario, ci stanno.

Pedaliamo lungo la Gola di Frasassi che spettacolo, da vedere. Inizia la salita per San Cristoforo, la prima parte è pedalabile e ci permette di conoscerci meglio, ma poi inizia la vera pendenza e le parole sono sostituite dai lamenti. Arrivati al paese, i due ignari pensavano di scendere, ma li “freghiamo” un’altra volta e proponiamo di salire per un’altra strada che di solito i ciclisti locali percorrono in discesa. Ancora una volta ci stanno; bene pedaliamo. Superato il vecchio borgo di S. Cristoforo spingiamo la bici in mezzo ai rovi per un centinaio di metri poi, parte un single trak in salita, anche questo dapprima pedalabile, poi sempre più ripido. Spingiamo, non è una novità, ma arriviamo in cima con qualche crampo alle gambe dei malcapitati amici. Oramai siamo al punto più alto e non ci resta che scendere attraversando il borgo incantato di Case Meloni, un posto spettacolare. Abbiamo attratto fin quassù i due amici e ora come promesso discesa, per loro inedita e con questa sono due. Il sentiero è un po’ chiuso dai rami, ma gli altri tre mi staccano segno che si stanno divertendo bene, dopo tanta fatica ci vuole un po’ di adrenalina. Arriviamo in fondo e vedo gli altri con un bel sorriso, è una bella sensazione. Ora non ci resta che ritornare da Borgo Tufico a Fabriano, nove kilometri scorrevoli che ci permettono di conoscerci meglio e di scambiarci recapiti. Anche oggi belle sensazioni in bici, nuovi amici e anche un nuovo giro. Un giro al contrario che trasforma una strada vecchia in una nuova.

IL CAMMINO DI SAN ROMUALDO

San Romualdo è un famoso monaco dell’ordine dei Camaldolesi, ma non mi ero reso conto dell’importanza storica di questo personaggio. Intendo dire per il territorio di Fabriano, infatti, qui è sepolto da circa mille anni. Fu un monaco itinerante e a lui vengono riconosciute la fondazione di alcune delle Chiese più belle e significative della nostra zona. Parlo dell’Abbazia di Sitria, del convento di Valdicastro, di Fontavellana e della Chiesa di Sant’ Elena. Senza dimenticare l’eremo di Camaldoli in Toscana. Questo mi porta a ricredermi sulla potenzialità del nostro territorio, e quanto noi residenti non siamo informati sulle peculiarità di esso. Con il tempo sarà  mio compito scoprire e valorizzare ciò che abbiamo, sempre con il mio stile e con la semplicità che un territorio richiede. Le Marche sono una regione con tanti tesori, dobbiamo solo scoprire le carte.